Funzione prima della moda: come Ursula Spycher contribuisce a sviluppare il sistema d’abbigliamento dell’esercito
Ursula Spycher conosce il sistema modulare di abbigliamento ed equipaggiamento SMAE per filo e per segno. In qualità di tecnica con funzione di capoprogetto, ha seguito lo sviluppo dello SMAE dall’idea iniziale fino alla messa a punto di soluzioni pratiche. In un’intervista ci racconta come il taglio ergonomico migliora la vestibilità, perché uniformare gli accessori è molto vantaggioso e per quale ragione quando si lavora allo SMAE, persino piccoli prodotti come un berretto con visiera possano riservare sorprese.
Fabio Winkelmann, Dipartimento Specialistico Comunicazione, Staff Strategico
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Ursula, quando vedi qualcuno che porta l’equipaggiamento completo SMAE, qual è il tuo primo pensiero?
Provo un certo orgoglio. Negli ultimi anni ho dedicato la maggior parte del mio tempo allo SMAE, seguendone da vicino l’evoluzione. È probabile che diventi uno dei progetti più importanti della mia carriera.
Hai collaborato al progetto SMAE fin dall’inizio. Qual è stato, secondo te, il principale passo avanti nello sviluppo. Vale a dire qualcosa che oggi è molto diverso o migliore rispetto ai piani iniziali?
Per il vestiario da combattimento è stato realizzato un sistema con taglio ergonomico, che ha permesso anche di semplificare la gamma di taglie disponibili.
Negli ultimi anni ho dedicato gran parte del mio tempo di lavoro al SMAE, seguendone da vicino lo sviluppo.
C’è un dettaglio dell’equipaggiamento che quasi nessuno nota, ma che tu riconosci subito e pensi: «Ci è costato davvero tanto lavoro»?
Abbiamo cercato di ridurre il più possibile la varietà, in particolare per quanto riguarda l’impiego di accessori come cerniere, fermacorda e bottoni a pressione. In pratica, per tutti i capi vengono utilizzati gli stessi fermacorda: è una scelta che semplifica la produzione e permette alla Base logistica dell’esercito (BLEs) di ridurre a un solo tipo gli accessori di ricambio in magazzino.
Lo SMAE è composto da molti elementi: solo per la tuta mimetica estiva vengono acquistati 140 000 pantaloni. Come riuscite a far funzionare un sistema così vasto collaborando con un numero così ampio di partner?
Da un lato, dovendo gestire volumi di questa entità, abbiamo scelto una strategia di diversificazione dei fornitori. Per i pantaloni della tuta mimetica estiva 18 abbiamo affidato la produzione a tre fornitori diversi. Soprattutto all’inizio della produzione ci siamo confrontati regolarmente con loro per monitorare l’avanzamento dei lavori e intervenire attivamente in caso di eventuali criticità.
Come verificate se un materiale o un taglio funzionano davvero all’impiego? Esistono procedure standard o anche soluzioni creative?
Il materiale viene esaminato attraverso test di vestibilità. A tale scopo vengono creati scenari di addestramento che riproducono le reali condizioni d’impiego. A volte dobbiamo fare ricorso alla nostra creatività. Quando si è trattato di testare il vestiario impermeabile, non si è vista una goccia di pioggia per settimane. La prova è stata trasferita in breve tempo nella camera climatica dell’Empa, dove abbiamo potuto simulare la pioggia.
Per quale motivo, per esempio, il motivo mimetico attuale non utilizza più il nero, come accadeva un tempo per il TAZ? Su cosa si basano queste decisioni relative al design e alla funzionalità?
Il motivo mimetico 90 era stato progettato secondo il classico modello «Woodland», ottimizzato per aree boschive. Il nuovo modello mimetico multiambiente 18, invece, è un pattern versatile che è possibile impiegare per diversi terreni.
Per i pantaloni mimetici estivi abbiamo lavorato con tre fornitori, monitorando da vicino l’avvio della produzione per poter reagire rapidamente.
C’è stato un momento nel progetto che ti ha completamente sorpresa? Magari un feedback, il risultato di un test o qualcosa che è semplicemente andato in modo diverso dal previsto?
Pensavo che un berretto con visiera fosse un prodotto semplice. Ma durante il test di vestibilità mi sono dovuta ricredere. Sono emerse in modo evidente le preferenze dei singoli partecipanti e le tendenze della moda più apprezzate dalle varie generazioni. Così sono nate diverse discussioni su questo prodotto che sembrava semplice.
Che cosa auspichi per il futuro del sistema SMAE o cosa vorresti migliorare?
La BLEs dovrebbe adottare una gestione strutturata delle modifiche, in modo da poter introdurre cambiamenti nel momento opportuno o grazie a nuove tecnologie, senza compromettere l’aspetto visivo e la finalità d’impiego.
Se una giovane donna ti chiedesse: «Che cosa c’è di interessante nel tuo lavoro?», cosa le risponderesti?
Sono appassionata di ingegneria tessile. Tuttavia, la creatività o la moda non mi hanno mai davvero interessato. Nel settore dell’abbigliamento funzionale, dove si cercano innanzitutto soluzioni tecniche e l’estetica non è l’unico elemento centrale, mi sento perfettamente a mio agio. È sempre stimolante riuscire a soddisfare le esigenze dei diversi utilizzatori, rispondendo anche a criteri di economicità.


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